domenica 19 luglio 2015

L'Icmesa, la diossina e la Pedemontana


Il 10 luglio 2015 in occasione dei 39 anni dal disastro ICMESA, il coordinamento ambientalista INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE ha attivato una serie di iniziative affinché la memoria sia anche un'occasione utile per informare sull'autostrada Pedemontana e sul connesso rischio diossina.
S'è cominciato con la conferenza stampa di Insieme in Rete con il Sindaco di Seveso Butti cui erano presenti anche Sindaci e Assessori di Desio, Bovisio Masciago, Barlassina, Lentate sul Seveso e Seveso.
Conferenza stampa che non è stata un puro momento rituale ma ha di nuovo comunicato le preoccupazioni e le critiche degli ambientalisti all'inutile autostrada. S'è poi proseguito con una visita guidata alla mostra del "Ponte della Memoria" nel Bosco delle Querce con a seguire l'illustrazione della mostra di Insieme in Rete sulla Pedemontana e il rischio diossina collocata presso la Petitosa di Seveso. Finale con il concerto de "Il Tango della Memoria" a cura di Musicamorfosi.

In conferenza stampa il Sindaco di Seveso Butti ha comunicato la ricezione della revisione del Piano di Caratterizzazione dei suoli delle aree (ex zone A, B, R) interferite dall'autostrada.
Insieme in Rete lo analizzerà in modo puntuale e dettagliato quanto prima.

PEDEMONTANA E DIOSSINA:
DAL PASSATO IL MONITO PER IL PRESENTE

A 39 anni di distanza dall’incidente ICMESA, l’autostrada Salerno – Reggio Calabria del Nord è arrivata alle porte della zona interessata dalla ricaduta della diossina e bussa per entrare.
L’avevamo chiamata Salerno – Reggio Calabria sin dal 2007 e ora non ci consola essere stati lungimiranti – l’autostrada Pedemontana si presenta proprio così: un’opera senza capo né coda che avanza con tempi indipendenti da accordi e normative, squarcia il territorio e lo abbandona ma non si ferma.

E’ accaduto proprio così per la Tratta B1, avviata in tutta fretta nella primavera dello scorso anno,  partita senza copertura economico – finanziaria e, soprattutto, senza le necessarie autorizzazioni da parte del Ministero (che sono arrivate ad opera in stato di avanzamento, e peraltro segnalando la mancata ottemperanza di alcune importanti prescrizioni CIPE) e ora in fase di completamento del solo nastro autostradale e con apertura “annunciata” al prossimo novembre 2015 mentre i paesi che attraversa giacciono esanimi ai suoi lati e le promesse Compensazioni Ambientali, a parziale risarcimento del disastro ambientale perpetrato, sono ancora al palo.

Tutto in un panorama estremamente confuso dove appare completamente persa l’idea di “autostrada europea con ricucitura del territorio” di cui tanto si è parlato nelle varie fasi progettuali e all’inizio dei lavori.
Il Coordinamento Insieme in Rete per uno Sviluppo Sostenibile continua a vigilare sul territorio, già ferito pesantemente 39 anni fa, e ancora una volta è tornata a far sentire la propria voce in Senato grazie all’intervento del senatore Bartolomeo Pepe che il 9 giugno ha presentato una interrogazione con una cronistoria dettagliata e nella quale si chiede se non sia opportuno fermare l’opera lì dove è arrivata e, con le risorse residue, risanare i danni ambientali prodotti e indennizzare il territorio anche con le opere di compensazione.

Il quesito si pone opportunamente proprio ora che l’ingresso di Pedemontana nel territorio “diossinato” implica una prima fase di indagini – la caratterizzazione – sul quantitativo di diossina ancora presente nell’area, già rilevato nelle precedenti analisi del 2008.

Queste indagini saranno costose e la loro copertura e completezza da verificare, ma ben vengano per fare aprire gli occhi su un rischio  ambientale finora sottovalutato, quello della movimentazione di terra contaminata che può rimettere in circolo la diossina TCDD penetrata nel terreno e lì sepolta.

Se si decidesse di procedere con l’autostrada, sarebbe necessario affrontare un’opera di bonifica molto dispendiosa e impattante sul territorio: un’opera di bonifica che, diversamente da quanto accaduto per il Bosco delle Querce di Seveso e Meda – che ricordiamo è forse l’unica bonifica ambientale di area vasta completata in Italia - non servirà a restituire al territorio danneggiato un ambiente qualificato e vivibile ma farà aumentarne il danno solo per permettere l’ampliamento di un inutile tratto autostradale.
A 39 anni dall’incidente ICMESA, il monito del passato torna a dare la sveglia al tempo presente: invertire la rotta di una ormai desueta idea di sviluppo è l’unica via praticabile per il bene delle future generazioni.

Coordinamento ambientalista INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

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