Esistono prove scientifiche di un continuo declino di impollinatori selvatici, determinato da diversi fattori tra cui la scomparsa dei loro habitat naturali e la conseguente scarsità di luoghi di nidificazione: nasce così nel 2013 il Progetto “BarroBugBox” promosso dall'Associazione WWF Lecco in collaborazione con il Parco Regionale Monte Barro e API Lombardia (Associazione Regionale Produttori Apistici).
L'idea dei volontari dell'associazione ambientalista lecchese ha visto un primo posizionamento di quattro casette nido (le bugbox appunto) per favorire la presenza di insetti impollinatori e il conseguente incremento delle specie floristiche tipiche dei prati magri del Barro. Le bugbox sono semplici strutture in legno, progettate e realizzate dagli stessi volontari del WWF, al cui interno sono posizionati legni e mattoni forati, pigne, canne di bambù, gusci di lumaca... tutti materiali particolarmente apprezzati dagli insetti per costruirvi i loro nidi o per passarci l’inverno. Api selvatiche, bombi, farfalle... hanno così cominciato a colonizzare le casette, posizionate in alcuni punti strategici sul Monte Barro.
Nel corso degli ultimi tre anni alle bugbox si sono aggiunte le bugtube, strutture più elementari costituite da un semplice tubo di plastica e posizionate sotto un ramo, una staccionata o un manufatto. In questo inizio di primavera, in concomitanza con la manutenzione ordinaria delle strutture, gli attivisti WWF Lecco hanno posizionato due nuove bugbox e alcune bugtube nella zona del sentiero botanico, poco sotto la vetta del Barro, e nei pressi della Baita San Michele, nell'omonima località.
Oltre alla normale manutenzione dei materiali, WWF Lecco assicura anche un monitoraggio scientifico del Progetto "BarroBugBox" grazie al contributo di due giovani collaboratori del WWF Lecco: il Dott. Marco Bonelli (laureato in Scienze della Produzione e Protezione delle Piante) e il Dott. Davide Scaccini (laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie). A distanza di tre anni dall'avvio del progetto, i primi risultati saranno presentati in una delle serate del corso "Destinazione Lilliput", proposto dal WWF Lecco per il mese di maggio con serate di approfondimento sulla microfauna del territorio e uscite guidate alla scoperta, tra l'altro, proprio delle bugbox e delle bugtube del Barro (info e iscrizioni su wwf.lecco.it/microfauna-2016).
"L'impollinazione è qualcosa di essenziale per l’ecosistema, perché assicura la riproduzione sia delle specie vegetali selvatiche che di quelle coltivate. L’ape mellifera, probabilmente l'impollinatore più conosciuto, è in grado di provvedere alle necessità di impollinazione solo di alcune colture. Sono però le specie selvatiche come i bombi, le api solitarie e le mosche sirfidi a fare il grosso del lavoro. Le api selvatiche in particolare possono compensare la diminuzione delle api mellifere. L’Europa ospita oltre 2.500 specie di api selvatiche. Affidarsi ad una sola specie, come appunto l’ape mellifera, è una strategia molto rischiosa, perché un'eventuale malattia o comunque una diminuzione di api domestiche porterebbe come immediata conseguenza a un crollo della produzione agricola. Gli impollinatori selvatici rappresentano quindi una “polizza assicurativa” per assicurare la produzione alimentare e mantenere la biodiversità".
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