A cura del Forum nazionale “SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI”
Il suolo: se lo tuteli sarai più ricco, se lo consumi sarai più povero. Al via una nuova campagna del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, che invita tutte e tutti le/i cittadine/i a richiedere a qualche consigliere del proprio Comune di presentare una specifica Mozione per un “Corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.
Quanto costa a una comunità rinunciare a un ettaro – o anche solo a un metro quadrato – di suolo libero, impermeabilizzandolo? E’ una domanda che i ricercatori dell’ISPRA si sono ripetutamente posti, giungendo a calcolarlo e renderlo noto nell’annuale Rapporto sul consumo di suolo.
Non soltanto il costo in termini ecosistemici causato dalla perdita di suolo libero (che già dovrebbe essere più che sufficiente per indurre politiche di arresto del consumo di suolo e di sostegno al riuso/recupero del patrimonio edilizio inutilizzato esistente, attraverso una norma nazionale da anni evocata eppure mai seriamente discussa), ma anche il costo medio subito sotto il profilo economico: 100.000,00 euro/anno per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro/anno per ogni metro quadrato.
Una cifra importante, un costo rilevante che se venisse calcolato nei bilanci di ogni Comune italiano renderebbe palese il danno – anche economico/finanziario – patito dalle nostre comunità.
Istruzioni per l’uso
Sono passati oltre dieci anni da quando si svolse (il 29 ottobre 2011 a Cassinetta di Lugagnano – MI), la prima assemblea pubblica del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI, nato con l’obiettivo di giungere a una norma di legge nazionale per contrastare il consumo di suolo e, contemporaneamente, sensibilizzare gli amministratori pubblici e i cittadini sull’importanza della tutela del suolo libero per salvaguardare la nostra stessa esistenza. Da allora il Forum ha avviato campagne non soltanto di denuncia e informazione presso la collettività e le amministrazioni, ma anche di raccolta dati reali, presso gli oltre 8.000 Comuni italiani, relativamente alla quantità di suolo libero ancora disponibile, del numero di alloggi, capannoni e altri fabbricati inutilizzati, dell’andamento demografico, ecc. Tutto nell’ottica di dimostrare inconfutabilmente come fosse venuto il momento di AZZERARE IL CONSUMO DI SUOLO (non di “rallentarlo”, obiettivo di periodiche nuove proposte legislative, statali e locali, dettate soprattutto da necessità propagandistiche elettorali…), nell’ottica di non costruire più nulla, se non sull’esistente, quindi non consumare più alcun terreno libero e utilizzare soltanto quelli già impermeabilizzati, parallelamente al recupero e riuso dell’esistente.
La nostra campagna “Censimento del Cemento” ha evidenziato la scarsa conoscenza, da parte di molti nostri amministratori, riguardo al già avvenuto “sfruttamento” del proprio territorio e alle previsioni edificatorie rese possibili da piani regolatori obsoleti (poiché fondati su dati demografici e conseguenti previsioni di necessità insediative ormai completamente mutate negli anni), fortemente bisognosi di approfondita rivisitazione.
[Leggi: Censimento del cemento: in Brianza solo 7 comuni rispondono all'appello]
La situazione attuale è ben descritta dall’ultimo Rapporto sul consumo di suolo dell’ISPRA, di cui citiamo testualmente alcune righe: “La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata a estendersi per oltre 21 000 chilometri quadrati, pari al 7,11% del territorio nazionale (era il 7,02% nel 2015, il 6,76% nel 2006), rispetto alla media UE del 4,2%. Le conseguenze sono anche economiche e i “costi nascosti”, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro l’anno (che vanno ad aggiungersi ai costi fissi accumulati negli anni precedenti, ndr). Valori che sono attesi in aumento nell’immediato futuro e che potrebbero erodere in maniera significativa, per esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Si può stimare, infatti, che se fosse confermato il trend attuale e, quindi, la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, il costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, arriverebbe quasi ai 100 miliardi di euro, praticamente la metà dell’intero PNRR”.
Negli ultimi tempi, la necessità della “ripartenza post-pandemica” sta moltiplicando freneticamente i casi di “nuovi progetti” (ovviamente “indispensabili” e “irrinunciabili” per molti amministratori pubblici), sull’onda di un’allarmante deregulation, carica di “recovery fund”…! Progetti di nuovi insediamenti produttivi/logistici/commerciali, con creazione di nuovi posti di lavoro (non importa quanti, basta che siano almeno una manciata, e non serve fare alcuna analisi per vedere se e quanti nuovi disoccupati il progetto potrà causare, per dare a qualcuno quel che togli a qualcun’altro…) e tanto, tanto consumo di suolo, naturalmente libero, perché costa meno costruire su quel tipo di suolo… Inutile dire che in regimi di “emergenza”, procedure arcaiche, certamente arzigogolate (ma spesso salvifiche…!) come le Valutazioni di Impatto Ambientale, sono bandite da qualsiasi lista prescrittiva…!
E senza dimenticare il potenziale incremento di consumo di suolo annuo derivante dall’applicazione del Pnrr-Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), che potrebbe mettere “a terra” in meno di sei anni circa 15 GigaWatt (12 dal Piano con l’opzione “Power-up” e tre con misure ad hoc). Per questi soli 15 GigaWatt di solare potrebbero essere necessari tra i 10 e i 18mila ettari di suolo (agricolo) e complessivamente è stimabile un aumento del 50% del consumo di suolo annuale.
E, allora, dato che chi ci amministra pare voler sentire solo da questo orecchio “economico”, raccontiamogli, in poche righe, con pochissimi numeri ricavati dalle indicazioni dell’ISPRA e del prof. Paolo Pileri (uno dei massimi esperti italiani in materia di “consumo di suolo”, docente di urbanistica presso il Politecnico di Milano e, tra l’altro, membro del Comitato Scientifico del Rapporto sul consumo di suolo della stessa ISPRA), quanto costa rinunciare a un ettaro di suolo libero, impermeabilizzandolo.
Le cifre
ISPRA stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici compreso tra:
- 66.000 e 81.000€ a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
- tra 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta.
- Complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.
Facciamo allora presentare (da un consigliere di opposizione amico, ad esempio) al nostro Comune una mozione volta a deliberare l’arresto totale e immediato del consumo di suolo libero in quel Comune, inserendo in bilancio il costo finanziario causato dal consumo di suolo: 100.000,00 euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci/bilanci sociali/bilanci di sostenibilità/bilanci ambientali comunali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo sia stato accertato.
Ricordiamo che i principali servizi ecosistemici che il suolo naturale garantisce riguardano: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.
Per concretezza, ecco in particolare tre validi motivi (scientifici) per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa nella salvaguardia del suolo:
- Ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera …e non tornerebbe più sottoterra, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città!
- Ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana (contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni), ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa.
- Ogni ettaro di terreno fertile, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno: stiamo parlando, in piccolo, di “sovranità alimentare”, cioè della possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo.
Tre dati più che sufficienti per affermare che il suolo è uno dei principali fornitori di servizi ecosistemici sul quale possiamo contare, per di più a costo zero!
Quindi, cari Amministratori pubblici, facciamo finta che non ci abbiate mai pensato seriamente, ma dato che il suolo è così prezioso e utile, sarebbe non solo criminale ma anche antieconomico impermeabilizzarlo. E anziché continuare a ricercare risorse finanziarie per nuovi investimenti, vi suggeriamo di considerare come massima fonte la limitazione dei danni futuri all’ambiente …e al bilancio comunale, imparando a trattare con la massima cura e a salvaguardare il più fantastico fornitore di servizi…a costo zero, che esista al mondo!
Qui potete scaricare il pdf della Mozione da presentare ai Consiglieri del vostro Comune.
Per ulteriori delucidazioni e approfondimenti: Massimo Mortarino (Comitato torinese del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO) – Tel. 339/7953173 – E-mail: mmortarino@libero.it
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