martedì 3 giugno 2025

Caro assessore Lamperti, sono la Robinia. Posso dire la mia?

Abbiamo ricevuto, a seguito del nostro post “Monza e il flagello verde di via Grigna: ovvero come la robinia minaccia l’ordine costituito… del cemento”, una curiosa ma profonda lettera/commento aperto indirizzato all’assessore Marco Lamperti.

Si tratta di un contributo che abbiamo scelto di riproporre come post autonomo, nella speranza che possa aprire una riflessione più ampia. Invitiamo l’assessore, qualora lo desideri, a scriverci: ci piacerebbe comprendere meglio le motivazioni che guidano le scelte dell’amministrazione comunale.

Da parte nostra, non lo nascondiamo, esprimiamo piena solidarietà ai cittadini, alle associazioni e… alla “Robinia”. Allo stesso tempo, crediamo fermamente che il dialogo sia sempre preferibile al silenzio, e che possa portare a soluzioni condivise e più giuste per l’ambiente e per la città.

Fiore a grappolo della Robinia. Fonte immagine: Wikipedia

Caro Assessore Lamperti
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sono io, la Robinia. Sì, proprio quella "infestante" che popola il bosco di via Grigna. Ho letto con una certa tristezza le tue parole, in cui mi dipingi come una minaccia biochimica ambulante. E mi chiedo: ma ti ho mai fatto qualcosa di male?

È vero, in certe situazioni cresco in fretta. Ma non lo faccio per cattiveria: è il mio modo di adattarmi, di sopravvivere là dove altri si arrendono. Io colonizzo terreni abbandonati, aridi, degradati, quelli dove nessun’altra pianta osa mettere radice. Lo faccio silenziosamente, senza chiedere nulla, anzi offrendo.
Sì, offrendo:

  • 🌸 i miei fiori profumati, che annunciano la primavera,
  • 🐝 il mio nettare, che le api adorano, e che diventa quel miele d’acacia che finisce nelle vostre tavole,
  • 🌳 la mia ombra, che rinfresca l’aria in un mondo che si surriscalda.

E poi, caro assessore, noi piante non ragioniamo in tempi umani. Per voi sono passati 20 anni, per me appena qualche battito di linfa. Sono arrivata in Europa nel Seicento: sono qui da 400 anni, e nel frattempo mi sto naturalizzando, come ogni migrante che si prende cura del nuovo suolo che abita.

Forse il problema non sono io. Forse volevi dire che il bosco che difendono quei cittadini non è “così pregiato”. E qui, mi dispiace dirlo, ti sbagli di grosso.
Perché oggi, di fronte alla crisi climatica, ogni area verde è un presidio vitale. Questo bosco, nato senza permesso, ha fatto ciò che la pianificazione spesso non ha il coraggio di fare: ha restituito biodiversità, bellezza e respiro a un’area dimenticata.

Il cemento che ami tanto, caro assessore, non assorbe le piogge, non abbassa le temperature, non ospita canti d’uccelli. Aggrava i problemi, non li risolve.

Ti invito a venire tra di noi, alberi senza curriculum. A guardare con i tuoi occhi, ad ascoltare le tante associazioni, cittadini e naturalisti che vogliono bene a questo bosco. Che vogliono bene a Monza. E anche un po’ a me.

Con radicata sincerità,

Robinia pseudacacia
(che “infestante” non è sinonimo di “inutile”) 🌱

NO al taglio del bosco

Firma la petizione online: https://chng.it/CGHZbTqgWt

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