martedì 3 ottobre 2023

Lecco: Silea e la questione 'ndrangheta

Roberto Fumagalli
di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”

È gravissima la situazione che si è verificata in Silea - la municipalizzata dei rifiuti della provincia di Lecco - dove l’ex dipendente Beniamino Bianco (che ricopriva anche funzioni di 'responsabile tecnico servizi e commerciale') fungeva di fatto - secondo le accuse della Magistratura inquirente in Calabria (procuratore Nicola Gratteri) - da ‘reclutatore’ di personale con legami con la ‘ndrangheta. Non è ammissibile che in una municipalizzata di proprietà dei comuni, che gestisce servizi pubblici, si siano verificate situazioni con profili di illegalità, come sottolinea (solo ora…) la stessa azienda citando l’informativa della Prefettura che, nel 2021, segnalava “la presenza all’interno dell’azienda di alcuni dipendenti vicini agli ambienti della criminalità calabrese operante nel territorio lecchese”!

Ci chiediamo perché la società Silea non abbia, a suo tempo, reso pubblica la vicenda: le aziende pubbliche devono essere come palazzi di vetro! Ci chiediamo soprattutto perché i sindaci della provincia di Lecco non abbiano nulla da dire, a partire da quello del capoluogo - che è anche ‘presidente del Comitato ristretto in Silea’ - e quello di Valmadrera - che ospita il forno inceneritore -.

La penetrazione delle mafie in provincia di Lecco è conclamata da decenni. Non è ammissibile che questo avvenga con una specie di impunità politica, che passa attraverso una sorta di omertà politica.

Servono azioni concrete, da parte della società civile, della politica e delle Istituzioni, contro questa che non è infiltrazione ma radicamento mafioso. E invece non sentiamo nessuna voce in questa direzione a difesa della legalità. A Lecco sul tema dell’antimafia si organizzano celebrazioni, ricorrenze, convegni - con anche rappresentanti istituzionali – che, a questo punto, rischiano di rimanere iniziative vuote e fini a loro stesse, se non affrontano i temi specifici legati alla presenza mafiosa, purtroppo ancora attualissima, nelle realtà economiche e pubbliche del nostro territorio.

Anzi quando, più di un anno fa, si è costituita la Commissione antimafia del Comune di Lecco – che ora, noi per primi, abbiamo chiesto venisse convocata con urgenza per la ‘questione Silea’ – vi è stata una pubblica indignazione da parte di esponenti della maggioranza e delle minoranze nei confronti dell’allora Prefetto De Rosa, che aveva denunciato la massiccia presenza mafiosa nel nostro territorio e che, nel merito della questione Silea, aveva avviato l’iter per l’interdittiva antimafia sulla municipalizzata dei rifiuti.

Lo ribadiamo, in provincia di Lecco serve uno scatto di orgoglio a difesa della legalità, facendo terra bruciata alle mafie!

 

 


Nota stampa trasmessa al quotidiano “Il Giorno” (ed. Alta Lombardia) in data 27.09.2023

In merito all’articolo apparso in data 27.09.2023 sul vs. quotidiano sono stati riscontrati contenuti inesatti che si ritiene doveroso ed opportuno rettificare.

A seguito di informazioni ricevute dalla Prefettura di Lecco nel marzo 2021, Silea si è immediatamente attivata con una serie di azioni che hanno portato al licenziamento del sig. Beniamino Bianco e di altri 3 soggetti addetti ai servizi di raccolta rifiuti: come già chiarito al vostro stesso giornale, non si è dunque trattato di “dimissioni in cambio di lauta buonuscita”.
I provvedimenti di licenziamento impugnati davanti al Tribunale di Lecco da due ex dipendenti, si sono chiusi in sede giudiziaria aderendo alle proposte transattive formulate dal Giudice stesso.

Relativamente al ruolo dell’ex dipendente Beniamino Bianco – cui voi fate riferimento come “il rappresentante legale” – si precisa che questi ricopriva la mansione di coordinatore dei servizi di igiene urbana (con inquadramento contrattuale di impiegato), e che la procura di rappresentanza attribuitagli era finalizzata ad aspetti di natura tecnica e prevalentemente legata a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Riteniamo infine doveroso precisare che il sig. Danilo Monti e il sig. Vincenzo Marchio da voi citati nel vs. articolo riportandone le condanne penali, non sono mai stati dipendenti di Silea.

Dal maggio 2021 la società si è dotata di un Codice Antimafia (ad integrazione del modello di organizzazione ex D.lgs 231/2001 già in vigore), strumento del quale sono dotate pochissime realtà a livello nazionale, che prevede, tra l’altro, diverse forme di coordinamento con la Prefettura volte a garantire la massima legalità nello svolgimento di tutte le attività dell’azienda.

Silea ribadisce di aver sempre agito nell’interesse dei Comuni soci e di tutta la comunità, nella consapevolezza del proprio ruolo di società pubblica al servizio del territorio.

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